La parete Ovest
Il decennio d’oro dei Ragni comincia già alla fine degli anni Sessanta fra le eleganti e altissime vette del Perù. È il 1969 e Riccardo Cassin è il leader della squadra lecchese impegnata sull’ancora inviolata parete Ovest dello Jirishanca, nella Cordillera Huayhuash. Accanto a lui i Ragni Annibale Zucchi e Gigi Alippi, due dei protagonisti della splendida vittoria alla Sud del McKinley; Natale Airoldi e Giuseppe Lafranconi, che ancora non hanno intrapreso alcuna spedizione, ma che sulle Alpi hanno già dimostrato di cosa sono capaci. Poi c’è Casimiro, che è sulla breccia da più di un decennio e ha un curriculum di tutto rispetto, sebbene la sua esperienza fuori dalle Alpi si limiti alla scalata del monte Buckland tre anni prima. Il team è completato dal cineoperatore Mimmo Lanzetta e dal medico Sandro Liati.
Cambio di rotta
In realtà l’obbiettivo iniziale era l’immensa parete est dello Yerupaja, alto 6634. Arrivati sul posto però, i Ragni scoprono una squadra austriaca già impegnata sulla parete. L’attenzione si sposta allora sul quella che qualcuno definisce “il Cervino delle Ande”, lo Jirishanca, che nella lingua dei nativi significa «Il Becco ghiacciato del Colibri». La sua vetta di 6126 era già stata raggiunta da altri alpinisti, ma mai per la parete più spaventosa: quella Ovest.
La parete Ovest, poi, è uno scivolo impressionante di oltre mille metri di ghiaccio, con pendenze costanti fra i 70 e i 75 gradi ed enormi seracchi nella parte sommitale. Nessuno ha ancora osato cimentarsi con questo mostro; anzi, a dire il vero nessuno è mai neppure riuscito ad arrivare alla base della parete, difesa da un labirinto inestricabile di crepacci. Ora, invece, sul Becco del Colibrì ci sono i Ragni: questo è il luogo e il momento in cui la storia volta pagina.
Serafino Ripamonti
Casimiro guida tutti fino alla vetta
Se all’inizio l’operazione era guidata da Riccardo Cassin, che con la sua esperienza si era occupato della logistica di campi e rifornimenti, in parete è Casimiro Ferrari che si dimostra il più adatto ad aprire la via ai compagni. “È lui che detta i tempi e i ritmi della salita, giocando d’astuzia e qualche volta d’azzardo con le condizioni meteorologiche; è lui che si rifiuta di cedere le armi davanti alle enormi meringhe di ghiaccio inconsistente e le infilza con i manici di legno delle piccozze, inventandosi stratagemmi mai visti prima, su fino alla vetta.“.
Il 6 luglio 1969 tutti i componenti della squadra, eccetto Lanzetta, raggiungono la vetta. Lo fanno a gruppi di due o tre: la punta dello Jirishanca è infatti troppo stretta per ospitare tutto il gruppo!
Insomma, una conquista meritata, che apre le porte a Casimiro Ferrari per importanti spedizioni in Patagonia, una fra tutte quella al Cerro Torre del 1974. Ma questa, è un’altra storia.
Cfr, Serafino Ripamonti, I Ragni di lecco. Una storia per immagini, Rizzoli, Milano, 2020, pp. 95-99.